venerdì 4 gennaio 2013

A volte







Ancora quella meraviglia, la meraviglia di essere ancora qui. Ancora o di nuovo? Meraviglia o sorpresa? Forse di tutto entrambe. Ma è veramente meraviglia o sorpresa?

A volte ha l’aspro sapore dell’accettazione.

Si presenta con un leggero tono di patimento, la punizione di una colpa non ancora riconosciuta.

Si presenta con il colore della nostalgia di un’altra aria più secca, più calda… più amabile malgrado quelle lance appuntite di menzogne, che ancora, a periodi, come di tempesta lacerano l’anima a volersi spogliare del corpo, un’anima che piange amareggiata, che sussurra rabbia e delusione: “Via, fuori da questa misera e stupida apparenza! Lasciami andare via, foss’anche per l’eternità…”

A volte, ha un che di nuovo e di gioioso che guizza nel turbinio dell’aurora, di pensieri indaffarati a riporsi in abbaglianti presenti immaginari, presenti che ritonfano, però, nell’usuale presenza di una gravità sentita e provata, non appena subentra l’interferenza di un ricordo.

A volte sprofonda in un punto di visuale ristretto, angusto, buio come il terrore di un pensiero di solitudine, pronto ad isolarti in tutto ciò che non esiste più, che non ha neppure la sensazione della sua nullità.

A volte urla senza sosta, quell’orribile urlo di terrore che lascia sbiadire il circolare di Munch, incatenato nel suo stesso orrore, in quella cornice da cui non c’è via d’uscita… tranne un ennesimo salto nel vuoto…

Oggi si salva nell’accettazione.

Trascinando sul pavimento le altre volte in un sacco di iuta dalla maglia larga, dove riesco a vedere gli occhi delle altre volte, che mi guardano e mi supplicano di lasciarle uscire, lusingandomi della loro necessità di essere altre volte.

“Da giorni mi osservi senza proferir parola.”

“Cosa vuoi che ti dica? Stai già dicendo tutto tu. Io ti seguo, guardo da vicino nei tuoi occhi per capire se esiste differenza tra ciò che riflettono oggi e ciò che hanno riflesso l’altro giorno, o che rifletteranno domani.”

“Ciò che vedi significa essere umano. Alti e bassi spesso senza apparente motivo, ma già, tu probabilmente non te ne rendi conto…”

“Perché? Tu si?”

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