venerdì 4 gennaio 2013

Il volo







Dopo aver versato il trascinarsi disperato a carponi, quel trascinarsi senza un motivo apparente, come di inerzia, ecco che riappaiono più chiare le orme.

Dapprima vicine, unite da una diversa pesantezza, stancamente ma con scopo, passi di un ultimo sforzo… poi, pian piano, più nitide, decise e ampie. Sempre più ampie e sempre più profonde, sicure nella rincorsa per prendere il volo, un volo che anch’egli lascia una scia, una traccia ben diversa dal trascinarsi.

Una scia leggera. Un soffio. Un dolce solfeggio.

Difficile non voltarsi a guardare. Difficile resistere al magnetismo di quel vecchio segno di caduta… occorre non poca forza d’ali per non lasciarsi attrarre, per girarsi e riprendere a volare.

Volare, più in fretta, a volersi allontanare da quelle ombre non particolarmente amate, ma che comunque fanno parte della distanza percorsa verso…

Verso cosa?

Si tratta di andare verso qualcosa o semplicemente allontanarsi da un'altra? Si tratta di fuggire o cercare di raggiungere?

No! Di nuovo! Ancora semi di tarassaco che volteggiano per riunirsi a conformare quell’enorme punto di domanda…

Questa volta lo sorvolo. Plano attorno. Risalgo quella rotondità.

Lo guardo senza cercarne comprensione. Anzi mi poso nel suo culmine e mi guardo in giro. Mi rendo conto che in ogni parte posso vedere sia un punto di provenienza che un punto d’arrivo.

Mi rendo conto che ognuno di questi luoghi, è già stato in me guardandolo, ed è già stato attorno a me essendoci stato.

Mi rendo conto.

Guardo in alto le stelle in un cielo azzurro. Stelle che assumono l’intreccio di una bianca realtà a quadretti sulla quale comporre nuovamente piccoli tratti, punti, cerchietti, spazi vuoti.

Tanti spazi vuoti tra l’io ed il sono. E quel grande spazio vuoto che segue, che man mano cerco di coprire ma che non vuole finire mai, anzi sembra nutrirsi proprio dei tentativi di riempirlo.

Parole che frullano, che crescono, che si colorano, si contorcono. Parole che scorrono, che cadono da una rossa morbida reazione, che corrono quasi da sole a ricomporre pensieri, in quell’intreccio di quadretti ancora vuoti.

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